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LA CONSULENZA FAMILIARE
Il consulente della coppia e della famiglia è il professionista socio-educativo che:
a) attua percorsi centrati su atteggiamenti e tecniche di accoglienza, ascolto e auto-ascolto che valorizzino la persona nella totalità delle sue componenti;
b) si avvale di metodologie scientifiche che agevolano i singoli, la coppia e il nucleo familiare nelle dinamiche relazionali a mobilitare le risorse inerne ed esterne per le soluzioni possibili;
c) si integra, ove occorra, con altri specialisti;
d) agisce nel rispetto delle convinzioni etiche delle persone e favorisce in esse la maturazione che le renda capaci di scelte autonome e responsabili;
e) è tenuto al segreto professionale.
Il Consulente Familiare: "una risposta professionale al bisogno di essere ascoltati"una risposta particolarmente qualificata ad una delle domande più forti ed emergenti del nostro tempo: il bisogno delle persone di essere e di essere riconosciute nella complessità di persone con tutto il patrimonio personale, positivo e negativo, doloroso o gioioso, in ogni caso ricco e ampio, del loro vissuto. E' infatti quella del consulente familiare, una professione che consente di offrire risposte qualificate al bisogno che emerge con sempre maggiore forza nella nostra società ricca di parole e di immagini troppo volte inutili, debordanti e superficiali, povera invece di
relazioni più autentiche che permettano al singolo, o alla coppia, o alla famiglia, di sviluppare percorsi di riflessione e consapevolezze capaci di condurre a scelte più autonome e responsabili.
Il consulente è colui che accoglie, che ha le braccia tanto grandi da poter contenere qualsiasi storia di vita, da poter contenere ogni disorientamento e ogni confusione senza perdere la sua stabilità. sentirsi accolti e dentro un abbraccio fa sentire al sicuro: è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, specie in alcune situazioni di disagio e di difficoltà. Anche un abbraccio però può risultare
soffocante e infatti io consulente contiene, accoglie ma non chiude e non trattiene, non crea dipendenza, non indica la via, lascia piuttosto che il cliente la trovi. possiamo quindi definire il consulente familiare come colui che accoglie e contiene ma non trattiene. Sembra così scontato parlare oggi di accoglienza che si rischia di sottovalutare quanto può essere, a volte, difficile. Per essere veramente accogliente il CF deve offrire un'accettazione incondizionata del cliente, deve avere piena fiducia in lui, deve sentire "empatia" verso l'altro: solo così gli sarà più facile camminare con lui e instaurare un rapporto positivo e costruttivo, senza alcun pregiudizio. L'empatia si definisce come la capacità di comprendere cosa un'altra persona sta provando, offrirgli tutta la propria attenzione, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. Essere empatici non significa, quindi, condividere tutti i pensieri e le opinioni di chi si ha davanti, e tanto meno esprimere valutazioni e giudizi, non è una questione di testa ma di anima: sono con te, questo è quello che si fa sentire alla persona e che risponde al bisogno di essere. Il consulente familiare è anche colui che deve riuscire a fare luce da dietro perchè è la persona-cliente che deve guardare la situazione, che deve guardare se stessa,
che deve trovare il cammino nel solco di luce che si apre nella relazione consulenziale. Il consulente è colui che accompagna nel cammino e aiuta la persona ad esplorare la strada. Il consulente familiare infatti aiuta la persona ad esplorare il suo mondo per individuare le risorse necessarie e certamente presenti in lui/lei, idonee ad uscire dallo stato di disagio, malessere e confusione ed essere capace di riprogettarsi in modo nuovo. non a caso il consulente familiare è definibile anche come un facilitatore del processo di crescita della persona.
LA CONSULENZA DI COPPIA
La vita è un intreccio di rapporti, alcuni buoni, altri cattivi. Grazie a queste relazioni
si superano lo stadio infantile, le difficoltà dell'adolescenza e ci si incammina verso la
maturità. La relazione fa conoscere la sconfitta, insegna a sopportare la perdita e a vincere la paura, aiutano a sradicare il timore di amare. Sono ancora oggi la maggior fonte di stimolo, mantengono l'uomo aperto, curioso e desideroso di imparare dal cambiamento. Tutti abbiamo bisogno uno dell'altro.
Ma se i rapporti falliscono non vuol dire che si è malvagi o avere aspettative non realistiche.
Una relazione è positiva se incoraggia una crescita ottimale del corpo, della mente e dello spirito. Se un legame diventa distruttivo, mette a repentaglio la dignità, impedisce di crescere,
deprime e demoralizza in continuazione, anche se si è tentato in tutti i modi di impedirne il fallimento, forse necessita di una più profonda riflessione.
Essere uniti significa essere due entità in intimità tra loro, con la propria unicità.
L'amore è interazione dinamica, vissuta in ogni attimo della vita, è possibile donarlo solo spontaneamente, con un atto di chiara volontà. L'altro non è una entità fisica o una "cosa" da comprare, nè d'altro canto l'amore può essere imposto oppure estorto.
Amore vuol dire fiducia, un amore pronto ad accogliere tutto ciò che gli viene offerto, l'amore che esige una contropartita porta con se il dolore. Si ama perchè si vuole amare, perchè amare dà gioia, perchè si sa che dall'amore dipende la scoperta e la realizzazione di se stessi. L'uomo che crede in sè nutre fiducia anche negli altri.
Il potenziale dell'amore è sconfinato.
Pertanto non sorprende che ci si incontri difficoltà nell'esprimere un sentimento profondo e complesso come l'amore. All'uomo riesce arduo tradurre in parole ciò che prova.
L'amore è paziente e sa attendere, ma è un'attesa non uno status passivamente remissivo, poichè si offre incessantemente in un
rapporto di scambio e di reciproca rivelazione.
L'amore è spontaneo e implora di potersi esprimere attraverso la gioia, la bellezza, la verità.
Perfino attraverso le lacrime.
L'amore esige libertà, è un libero scambio di dare e avere. Tuttavia l'amore necessita di libertà anche per crescere ed
evolversi. Ogni individuo che si realizzi attraverso l'amore trova una via personale e soggettiva per concretarlo ed esprimerlo; ma non si può costringere l'altro a seguire lo stesso percorso. Al contrario, si deve esortare a trovare la propria strada.
Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi. Possiamo donare agli altri solamente ciò che possediamo in proprio. Non possiamo dare ciò che non abbiamo appreso e perimentato di persona. Amare noi stessi non si traduce in una visione egocentrica e ossessiva della propria realtà. Amare noi stessi significa avere a cuore la propria persona, provare nei confronti di se stessi interesse, rispetto, giusta attenzione. L'uomo ama se stesso quando si vede nella sua realtà, quando mostra di apprezzare ciò che vede, ma soprattutto quando vive come una sfida esaltante la prospettiva di ciò che è in grado di diventare.
si superano lo stadio infantile, le difficoltà dell'adolescenza e ci si incammina verso la
maturità. La relazione fa conoscere la sconfitta, insegna a sopportare la perdita e a vincere la paura, aiutano a sradicare il timore di amare. Sono ancora oggi la maggior fonte di stimolo, mantengono l'uomo aperto, curioso e desideroso di imparare dal cambiamento. Tutti abbiamo bisogno uno dell'altro.
Ma se i rapporti falliscono non vuol dire che si è malvagi o avere aspettative non realistiche.
Una relazione è positiva se incoraggia una crescita ottimale del corpo, della mente e dello spirito. Se un legame diventa distruttivo, mette a repentaglio la dignità, impedisce di crescere,
deprime e demoralizza in continuazione, anche se si è tentato in tutti i modi di impedirne il fallimento, forse necessita di una più profonda riflessione.
Essere uniti significa essere due entità in intimità tra loro, con la propria unicità.
L'amore è interazione dinamica, vissuta in ogni attimo della vita, è possibile donarlo solo spontaneamente, con un atto di chiara volontà. L'altro non è una entità fisica o una "cosa" da comprare, nè d'altro canto l'amore può essere imposto oppure estorto.
Amore vuol dire fiducia, un amore pronto ad accogliere tutto ciò che gli viene offerto, l'amore che esige una contropartita porta con se il dolore. Si ama perchè si vuole amare, perchè amare dà gioia, perchè si sa che dall'amore dipende la scoperta e la realizzazione di se stessi. L'uomo che crede in sè nutre fiducia anche negli altri.
Il potenziale dell'amore è sconfinato.
Pertanto non sorprende che ci si incontri difficoltà nell'esprimere un sentimento profondo e complesso come l'amore. All'uomo riesce arduo tradurre in parole ciò che prova.
L'amore è paziente e sa attendere, ma è un'attesa non uno status passivamente remissivo, poichè si offre incessantemente in un
rapporto di scambio e di reciproca rivelazione.
L'amore è spontaneo e implora di potersi esprimere attraverso la gioia, la bellezza, la verità.
Perfino attraverso le lacrime.
L'amore esige libertà, è un libero scambio di dare e avere. Tuttavia l'amore necessita di libertà anche per crescere ed
evolversi. Ogni individuo che si realizzi attraverso l'amore trova una via personale e soggettiva per concretarlo ed esprimerlo; ma non si può costringere l'altro a seguire lo stesso percorso. Al contrario, si deve esortare a trovare la propria strada.
Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi. Possiamo donare agli altri solamente ciò che possediamo in proprio. Non possiamo dare ciò che non abbiamo appreso e perimentato di persona. Amare noi stessi non si traduce in una visione egocentrica e ossessiva della propria realtà. Amare noi stessi significa avere a cuore la propria persona, provare nei confronti di se stessi interesse, rispetto, giusta attenzione. L'uomo ama se stesso quando si vede nella sua realtà, quando mostra di apprezzare ciò che vede, ma soprattutto quando vive come una sfida esaltante la prospettiva di ciò che è in grado di diventare.